ILLUMINISMO TABORICO - De resistentia mystica (Il Prato 2024)

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SINOSSI: Per superare il ‘’pessimismo teologico’’, non basta capovolgerlo e diventare ottimisti in maniera insensata con retorici espedienti letterari o facili ricette psicologiche. Occorre, invece, volere l’impossibile. O meglio: sperare che l’impossibile accada e diventi reale. Una volta sperata questa speranza si può entrare misticamente nell’Assoluto pur sostando, di passaggio, in un mondo ricco di inevitabili contraddizioni. Nessun sistema, filosofico o teologico che sia, può ingabbiare l’Evento. Per tale motivo questo libro procede per frammenti, senza una impostazione unitaria, che cercano di aggrapparsi all’impossibile con la certezza che il Regno, con la sua Luce taborica (non quella dei Lumi), non è poi così lontano dalla miseria umana.

dalla postfazione di GIUSEPPE GIRGENTI

Del resto, «lo stesso Satana si trasfigura (μετασχηματίζεται, transfigurat se) in angelo di luce (εἰς ἄγγελον φωτός, in angelum lucis)» (11, 14); incomprensibilmente tutte le versioni italiane evitano di tradurre  «si trasfigura», e preferiscono «si trasforma» (Diodati), «si maschera» (CEI) o «si traveste» (Nuova Riveduta), per evitare il doppio imbarazzo di attribuire la divinità al Diavolo (che magari pretende di essere Dio, ma non lo è realmente) e la sua capacità di trasfigurarsi in un angelo di luce, che d’altronde era la sua antica natura di Lucifero, il portatore di luce.

(Fai, Farruggio, Fulco, Resta) ESSERE CONTEMPORANEI DELLA FINE DEL MONDO. Saggi su Manlio Sgalambro (Mimesis 2022)

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«Contemporanei della fine del mondo» è espressione che Sgalambro utilizza in più luoghi per definire la condizione degli esseri umani. Il fatto che il genere umano, nell’attimo, remoto eppure già da sempre attuale, della “morte del sole”, scomparirà nel suo insieme costituisce l’orizzonte costante del suo pensiero. A partire da questa incontrovertibile certezza, occorre avere il coraggio di una verità intollerabile: tutto è già da sempre destinato alla distruzione. Questa verità, che il filosofo Sgalambro assume con i toni sprezzanti dell’indignazione e della rabbia, ma anche con quelli più pacati, ma non meno aspri, del cinico disincanto, costringe a un radicale mutamento di prospettiva. Il pensiero, ultima roccaforte in cui trincerarsi, in tutte le sue declinazioni – la teologia, l’etica, la politica, l’estetica – deve trarne le dovute conseguenze. Confrontarsi con questa «filosofia del terrore», radicale fino all’estremismo, esacerbata fino al livore, comunque urtante, è quanto provano a fare i saggi raccolti in questo volume, tentando di mostrarne anche un ulteriore risvolto, quello di un disperato e inappagabile desiderio di assoluto.

DEL PESSIMISMO TEOLOGICO (Il Prato 2017)

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dalla presentazione di GIUSEPPE GIRGENTI

Il titolo del dialogo, "Del pessimismo teologico", svela l’ispirazione di fondo di Farruggio, che io definirei uno «sgalambrismo cristiano» [...] solo nello scacco continuo di questa ricerca affannosa del Bene con gli strumenti del sentimento, della ragione e della fede che da soli risultano infine sempre inadeguati, e che di esso – o di Lui – ci lasciano solo la nostalgia. La nostalgia del Bene mai trovato ci rende pellegrini perpetui e rende altresì utopica ogni «hesychia» mondana; il «cor inquietum» non riposa mai, e forse per parlare dell’Amato mai trovato sarebbe più appropriato l’urlo piuttosto che il silenzio.

SINOSSI: Parlare insieme di teologia e di pessimismo può sembrare una contraddizione. La religione, infatti, è stata sempre una risposta ottimista al dolore dell’uomo. Tuttavia, in questo libro – che è un dialogo tra un teologo, un filosofo e un poeta – si pensa il pessimismo in un duplice senso: da un lato lo si vede come la forma più coerente del messaggio escatologico cristiano; dall’altro lato si presta ascolto ad ogni umanissimo lamento. Il mistero divino e il mistero umano sono legati da una comune missione: il trionfo del Bene e il ritorno agapico di tutte le creature all’Uno. Ma è un cammino impervio sia teologicamente, sia umanamente. Infatti, ad ostacolare il cammino c’è sempre quel Peggio che un giorno si dovrà affermare con grande violenza per un totale e pieno compimento della Gloria. La Croce, infatti, spetta ad ogni cristiano (esiste un cristiano solo dove c’è un imitatore di Cristo) e il pessimismo teologico, paradossalmente, appare come il modo più rigoroso per sostare nel mare in tempesta che è la vita. La Trinità e le sue problematicità si riversano nella vita dell’uomo, il quale si aggrappa all’Amore e si domanda: l’esplosione originaria, che sfocia per sua natura nel molteplice, sarà capace di farsi nuovamente Uno calpestando definitivamente la Morte? Il “discorso della montagna” avrà il suo reale compimento? Queste domande abitano il pessimismo teologico e le sue possibili risposte. Ma forse l’ultima parola viene lasciata sempre all’inesprimibile, al silenzio e al dubbio. La Verità farà comunque il suo percorso!

L'ESICASMO E LA DIFESA DI GREGORIO PALAMAS (YouCanPrint 2013)

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"L'esicasmo (dal greco ἡσυχία: calma, pace, tranquillità, assenza di preoccupazione) è una dottrina e pratica ascetica diffusa tra i monaci dell'Oriente cristiano fin dai tempi dei Padri del deserto (IV secolo). Scopo dell'esicasmo è la ricerca della pace interiore, in unione con Dio e in armonia con il creato" (Wikipedia)

"Gregorio Palamas non ha mai voluto essere considerato un pensatore, un filosofo o un teologo in senso accademico. Per lui la cultura ha una sua funzione, ma la pratica cristiana e la visione di Dio è qualcosa di assolutamente superiore. Gregorio scrive: <<è una conoscenza più alta di quella sulla natura, dell'astronomia e di tutta la filosofia attorno ad esse, non solo sapere Dio e che l'uomo conosca se stesso ed il proprio ordine ma pure che il nostro intelletto sappia la propria debolezza. Infatti l'intelletto che conosce la propria debolezza ha trovato anche da dove può giungere la salvezza, avvicinarsi alla luce della conoscenza ed assumere una sapienza vera, che non si dissolve con questo secolo>>" (Wikipedia)

NOTA

Questo libro è stato pubblicato nel 2013 per la prima volta. Nel corso degli ultimi anni, rileggendolo, ho cercato di applicarmi con cura per eliminare i tanti refusi presenti nel testo e per rendere più chiari alcuni passaggi. Pertanto questa può essere considerata la versione definitiva del libro. Dove per “definitva” non si intende certamente un compimento esaustivo dell’argomento. Ho solo cercato di leggere le fonti italiane sull’esicasmo e su Palamas e di fare una sintesi degli studi che considero più importanti ed essenziali. Tuttavia sono consapevole di alcuni palesi limiti; ad esempio: la non piena conoscenza della lingua greca, la scarsa valenza filologica del testo, il mio appartenere alla tradizione del cristianesimo cattolico (che difficilmente riesce a comprendere la teologia del cristianesimo orientale) e la scarsità di fonti presenti in lingua italiana. Spero dunque che altri, anche in Italia, possano studiare e divulgare meglio di me l’esicasmo e la preziosa opera di Gregorio Palamas.

Luca Farruggio, febbraio 2018